3. Dal Terrore al Direttorio
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Era la dinastia di Luigi XVI, ghigliottinato nel 1793. I suoi fratelli, Luigi e Carlo, avevano trovato rifugio all’estero.
Prezzo massimo di vendita di uno o più prodotti, solitamente di prima necessità, stabilito dall’autorità pubblica.
Indica il rincaro dei generi di maggior consumo.
È un accordo, un’alleanza creata per un fine comune, generalmente politico.
È la chiamata alle armi dei giovani che hanno raggiunto l’età prescritta per legge.
Per cercare di salvare la rivoluzione furono varati provvedimenti eccezionali, tra cui l’istituzione di un Tribunale rivoluzionario, che aveva il compito di scovare e punire i “traditori”. Spesso il Tribunale rivoluzionario si avvaleva dell’aiuto dei “tribunali del popolo” (nell’immagine), che vigilavano sulla lealtà dei cittadini. A volte poteva bastare un semplice sospetto, o una calunnia, per incappare nelle maglie della giustizia rivoluzionaria.
L’esecuzione di Luigi XVI provocò nelle corti europee un’ondata di sdegno, che fece temere un attacco militare. La Francia giocò allora d’anticipo: dichiarò guerra all’Olanda e alla Gran Bretagna, alla Spagna e agli Stati italiani. Lo scopo non era tanto difendere la patria, quanto espandere la rivoluzione fuori dalla Francia, civilizzando tutta Europa, e insieme assecondare gli interessi dei ceti mercantili, che soffrivano della concorrenza commerciale inglese. Gran Bretagna, Austria, Prussia, Spagna, Portogallo, Regno di Napoli e Regno di Sardegna organizzarono, quindi, la prima coalizione antifrancese. Per poterla contrastare, era necessario arruolare una nuova armata di soldati, poiché i volontari non sarebbero stati sufficienti: pertanto, la Convenzione decretò una leva di 300.000 uomini, provenienti da ogni dipartimento in proporzione alla rispettiva popolazione. L’annuncio di questa leva provocò insurrezioni in vari dipartimenti della Francia.
In particolare, nel marzo 1793, nella regione della Vandea i contadini si rifiutarono di lasciare i campi per la chiamata alle armi: sotto la direzione dei nobili e del clero refrattario la rivolta assunse l’aspetto di un movimento armato controrivoluzionario.
Di qui una spietata guerra civile che, dopo un anno e mezzo, portò alla sconfitta della controrivoluzione vandeana, a prezzo di decine di migliaia di morti.
Il nemico alle porte e le fortissime tensioni interne contribuirono, all’interno della Convenzione, ad avvicinare una parte dei deputati della Pianura ai montagnardi.
La nuova maggioranza che si venne a formare decise di attuare, fin dalla primavera del 1793, alcuni provvedimenti di carattere eccezionale. Contro i nemici interni ed esterni furono creati:
• un Tribunale rivoluzionario per i reati contro la sovranità popolare;
• dei Comitati rivoluzionari di vigilanza per segnalare e incarcerare i sospetti;
• un Comitato di salute pubblica, composto da nove membri nominati dalla Convenzione, cui venne affidato il potere esecutivo, benché la Convenzione mantenesse la suprema autorità;
• inoltre, per alleviare la miseria, venne creato un calmiere dei prezzi per i cereali e la farina.
In questo clima di sospetto reciproco, i montagnardi si allearono con le fazioni più estremiste del popolo parigino, che i girondini avrebbero invece voluto tenere a freno, per paura di non riuscire poi a controllarle.
Di fatto, proprio grazie al sostegno dei sanculotti, i montagnardi fecero arrestare un gran numero di girondini, accusandoli di essere nemici della rivoluzione, mentre in molte regioni della Francia sostenitori dei girondini davano vita a insurrezioni. Mentre l’esercito francese continuava a subire pesanti disfatte militari su vari fronti, nel giugno del 1793, la Convenzione approvò una nuova Costituzione, che stabiliva, tra l’altro, il diritto all’insurrezione, il suffragio universale maschile e la possibilità per i cittadini di intervenire durante il percorso legislativo. Ma questa Costituzione non entrò mai in vigore: fu infatti sospesa fino alla pace.
Intanto, il governo del Paese fu preso dal Comitato di salute pubblica: inizialmente dominato da Danton, giustiziato poi come nemico della rivoluzione, la guida del Comitato passò nelle mani di Robespierre.
Quest’ultimo finì con l’esercitare, per circa un anno, una vera e propria dittatura. Tra i suoi provvedimenti, vi furono:
• misure contro il carovita che fissavano i prezzi dei cereali e i salari;
• la pena di morte contro gli accaparratori (cioè coloro che immagazzinavano le derrate alimentari anziché venderle);
• l’istituzione del servizio militare obbligatorio;
• l’approvazione di una legge sui sospetti, in base alla quale furono colpiti i possibili nemici della rivoluzione.
Fu questo il periodo cosiddetto del Terrore, basato su perquisizioni senza mandato e arresti senza imputazioni, che portarono alla condanna a morte dei principali protagonisti dell’opposizione moderata. Nell’ottobre del 1793 fu ghigliottinata anche la regina Maria Antonietta.
Nel giugno del 1794 erano ormai stati eliminati tutti gli avversari, regolata l’economia, migliorato il livello di vita delle classi più povere, messa in pratica la partecipazione popolare, sconfitti gli Austriaci a Fleurus e rioccupato il Belgio. A quel punto venne meno l’appoggio a Robespierre, che con la sua politica si era fatto molti nemici. Addirittura all’interno dello stesso Comitato maturò nei suoi confronti una congiura: arrestato il 27 luglio, il giorno dopo venne condotto al patibolo e ghigliottinato senza processo, tra l’indifferenza generale del popolo di Parigi.
Caduto Robespierre, furono ripristinate le principali libertà individuali: nel giro di poche settimane le prigioni vennero svuotate dei “sospetti”, smantellati il Comitato di salute pubblica e il Tribunale rivoluzionario e chiusi i club giacobini, mentre i girondini sopravvissuti tornarono a far parte della Convenzione.
Sin dalla fine del 1794, però, in tutto il Paese i simpatizzanti della monarchia si resero responsabili di massacri di giacobini, dando vita al Terrore bianco, così detto dal colore della bandiera borbonica.
L’ondata reazionaria che investì il Paese sembrava preannunciare la restaurazione della monarchia: i realisti avevano già individuato il loro leader nel fratello del sovrano ghigliottinato, che si trovava all’estero.
In quello stesso periodo la Convenzione preparò una nuova Costituzione, che venne emanata nel 1795: dominata dalla paura degli estremismi, ripudiò il diritto all’insurrezione e limitò il diritto di voto ai Francesi che pagavano le imposte dirette.
Il potere legislativo fu affidato a un Parlamento diviso in due Camere: Consiglio dei Cinquecento e Consiglio degli Anziani, mentre il potere esecutivo andò al Direttorio, formato da cinque membri nominati dal Consiglio degli Anziani in una lista fornita dal Consiglio dei Cinquecento.
Il Direttorio era investito di amplissimi poteri, paragonabili a quelli di un sovrano, fra cui la nomina dei ministri e il controllo della politica estera. La gestione delle finanze venne affidata a una Tesoreria, i cui membri erano comunque nominati dal Direttorio.
All’interno della Francia, però, continuava l’instabilità politica.
Se già nell’ottobre del 1795 il Direttorio aveva soffocato nel sangue il tentativo di rivolta delle forze monarchiche, nel 1796 risultò evidente la ripresa del movimento giacobino.
Nell’ambito di questa fazione aveva preso forma il progetto di rovesciare il governo per instaurare un “mondo di eguali”, ovvero una società senza proprietà privata: la cosiddetta “congiura degli uguali”, guidata da François-Noël Babeuf, fu però scoperta e facilmente repressa dal Direttorio.
Nell’intento di assicurare alla Francia un assetto stabile, che evitasse sia il ritorno all’antico regime sia l’instaurarsi di una repubblica di tipo giacobino, il Direttorio si rivolse all’esercito per consolidare i confini della Francia, risollevare le finanze dello Stato (sottoponendo a sfruttamento economico e fiscale i Paesi occupati) e nel contempo distogliere l’attenzione dei Francesi dai problemi interni. Pertanto le armate francesi penetrarono in Olanda, trasformandola in una “repubblica sorella” con il nome di Repubblica Batava, e in Spagna, che stipulò un’alleanza con la Francia. A quel punto, il Paese aveva come nemici soltanto Austria e Gran Bretagna. Fu in questo contesto che si inserì la figura del generale Napoleone Bonaparte.